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"Maimamma" di Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina: una nuova ossessione

Buon pomeriggio, lettor*! In una giornata che sembra già primaverile, vogliamo parlarvi di un romanzo che ci ha davvero sbalordite: Maimamma, di Veronics Lucchesi e Dario Mangiaracina, ovvero i due fondatori de La rappresentante di lista, e edito da Il Saggiatore.


Ma di cosa parla Maimamma? E perché ne siamo rimaste tanto colpite? Come sempre, andiamo prima con la trama.




Maimamma: la trama


“Ho appena compiuto trent’anni. All’improvviso mi sono ritrovata a comprare una casa, a lavorare tutto il giorno, a scopare solo quando capita e a passare il resto della giornata assorta nei pensieri, per trovare qualcosa a cui attaccarmi, per andare avanti. Ma non è così semplice. Niente è più semplice a trent’anni.”


Lavinia ha trent’anni. Da poco è andata a vivere da sola in una casa ancora vuota, che non sa riempire, in una città dai tratti meridionali che ricorda Palermo, e che forse lo è. A trent’anni è così: la vita sembra fuggire via, nulla si ferma, niente rimane. Lavinia vive tra disillusioni, insonnie, routine, turni di lavoro in un biscottificio in centro, gruppi di amici scomparsi.


E come se non bastasse, Lavinia vive negli ultimi giorni della terra. È infatti iniziato un countdown: nel giro di un anno il pianeta, ormai collassato a causa della stupidità umana, rimarrà vuoto. È in questo momento che Lavinia rimane incinta e si trova ad affrontare un’ulteriore fase della sua vita, forse l’ultima: diventare madre a un passo dalla fine del mondo.


Maimamma è il romanzo di Veronica e Dario, per il pubblico La Rappresentante di Lista: due degli artisti più iconici del momento, tra quelli che meglio riescono a raccontare e comunicare cosa significhi esistere oggi, sull’orlo della fine del mondo. Un romanzo che è come la loro musica: sofisticato ma pop, raffinato ma in grado di arrivare a tutti. Un romanzo che parla di amore, di solitudine, di disperazione, di speranza, e, in fondo, di noi, pronti a tutto anche quando ci ritroviamo a un soffio dalla fine. Un romanzo che dà il via a un’altra carriera, a un’altra delle mille incarnazioni di Veronica e Dario.


Le nostre considerazioni


Maimamma è davvero un romanzo onirico, come è stato definito da alcune delle più famose testate giornalistiche. È un romanzo che contiene la nostalgia di una terra che non esiste più e il dramma di chi, a soli trent'anni, si trova a guardare in faccia la morte del proprio pianeta, oltre che di ciò ha sempre chiamato casa.


Lavinia è tutti noi millennial, anche se vive in una dimensione quasi distopica, e quello che si trova nella sua mente, che noi possiamo leggere tra le pagine del romanzo come una specie di grande flusso di coscienza, è lo stesso che ognuno di noi deve aver provato almeno una volta: l'incertezza del domani, il vuoto, il non sapere cosa succederà nei giorni a venire.


"E allora ecco che il risultato delle azioni che hai fatto da quando hai iniziato a prendere delle scelte importanti ti ritorna come un boomerang e tu sprofondi nell’abisso: la paura di non farcela, l’università scelta un po’ a caso, il lavoro precario, gli amici di una vita che si allontanano, hangover che durano una settimana, non riuscire a capire quale sia la tua missione nel mondo, il tuo corpo che invecchia, fare l’amore di rado, da un lato spunta il tuo fantomatico orologio biologico e dall’altro c’è una madre che diventa vecchia, qual è il tuo posto nell’universo?"

Il dramma che vive Lavinia è il dramma che viviamo anche noi ogni giorno, e, ora che le condizioni in Europa sembrano farsi sempre più aspre, forse possiamo comprendere ancora meglio la nostra protagonista.


Ecologia, inclusione, femminismo, precarietà e maternità sono alcuni dei temi di cui parla Maimamma, che proprio per questo diventa un romanzo potente e tremendamente attuale, prerché parla al cuore delle generazioni di adulti e giovani adulti.


Conclusioni


Abbiamo apprezzato Maimamma perché ha messo su carta il dramma di ben più di una generazione, soprattutto dopo la tremenda esperienza del Covid-19 e di ciò che ne è conseguito. Ma abbiamo trovato che mancasse una cosa fondamentale: la disperazione. Lavinia, nel narrare le vicende che la vedono protagonista, lo fa sempre con un occhio fin troppo sereno, che poco si addice a chi sta vivendo un momento tanto drammatico.


Insomma, risulta vagamente surreale, in un contesto che, allo stesso tempo, ricorda fin troppo la nostra realtà, che Lavinia non provi disperazione. In fin dei conti, basterebbe chiedere a un qualsiasi trentenne di oggi per capire che la disperazione, certe volte, è la sola sensazione che permette di andare avanti.


Per concludere, ringraziamo tantissimo Il Saggiatore per averci omaggiato della copia cartacea del libro.


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