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Streghe, sorellanza e cottage: conosciamo Emilia Hart, autrice di "Weyward".

Buon anno nuovo readers! Come state?

Come promesso, eccovi l'intervista completa alla dolcissima Emilia Hart, autrice di uno dei miei libri del cuore. Inutile dirvi quanto fossi emozionata durante l'incontro e quanto lo sono ancora ora nel farvi leggere le sue parole. Sono stati minuti preziosi, toccanti e magici perciò spero tanto che l'intervista vi piaccia. Buona lettura!



Grazie di cuore per essere qui Emilia. Weyward è un romanzo straordinario. Ovviamente sono molto curiosa riguardo al processo di scrittura… Hai una routine di scrittura?

Grazie mille a te! Mi piace questa domanda! Ora ho una routine di scrittura molto diversa da quando ho iniziato a scrivere "Weyward". Lavoravo per il governo britannico ed erano mesi intensi a causa della pandemia. Mi svegliamo molto presto e scrivevo per almeno un’ora prima di andare al lavoro. Così è stato finché non ho terminato il romanzo. Ora sono molto fortunata e posso dedicarmi alla scrittura a tempo pieno. Scrivere è diventato il mio lavoro e posso lavorare alle bozze anche nel weekend per tre o quattro ore al giorno e dedicare il resto del tempo alle correzioni dell’editor.


 

Come e quando hai avuto l’idea di scrivere “Weyward”?

È una storia che ho iniziato a scrivere all’inizio del 2020. Vivevo in Cumbria in quel momento ed è stata la mia prima magica e bellissima esperienza nel vivere nella campagna inglese. Mi ero molto informata sulla storia locale e sui processi di stregoneria avvenuti a Pendle Hill (uno dei processi meglio documentati nella storia Inglese). Contemporaneamente, mi sono accorta che durante il lockdown gli episodi di violenza domestica nei confronti delle donne sono aumentati drasticamente. Ho avuto come la sensazione di un “eco misogino” attraverso i secoli. Ho voluto quindi esplorare queste tematiche, ma anche mostrare la quel forza e la resilienza di ogni donna.

 


Conoscere Kate, Violet e Altha è stato meraviglioso. Mi sento legata a tutte e tre. Con chi hai sentito un legame maggiore? 

Interessante! È difficile rispondere... Credo che Kate probabilmente sia la più simile a me e per questo è stata anche la parte più difficile da scrivere. Altha è storicamente più lontana. Credo quindi che Violet sia la mia preferita. Possiede un certo ottimismo nell’affrontare tutte le difficoltà con cui deve confrontarsi. In qualche modo è ispirata a mia sorella a cui voglio tanto bene. Per questo ho davvero amato trasportare lei e la sua voce mentre scrivevo Violet. 

 


Per quanto riguarda la parte dedicata a Altha ambientata nel 1619, quali libri e ricerche ti sono state utili?

Ho focalizzato le mie ricerche sui processi di stregoneria in Inghilterra, in particolare quelli avvenuti da quando Giacomo Primo d’Inghilterra salì al trono. Era davvero ossessionato dalle streghe. Ho letto un fantastico libro scritto da Tracy Borman “The witches” e “The Wonderfull Discoverie of Witches in the Countie of Lancaster” di Thomas Potts che è il resoconto di una serie di processi alle streghe inglesi avvenuti il 18 e il 19 agosto 1612. È davvero interessante e triste leggere le risposte delle accusate, estorte dopo torture e pressioni psicologiche. Ho cercato di immaginarmi come una di quelle donne, così da poter scrivere la storia di Altha in maniera ancora più verosimile.

 

A proposito di processi per stregoneria… Come sono connessi femminismo e streghe secondo te?

Credo che la caccia alle streghe non sia mai finita. I primi processi sono iniziati 400 anni fa, non sono così tanto tempo addietro se ci pensiamo. Ad oggi, stiamo ancora affrontando tutto questo, seppur in maniera diversa. Ogni giorno lottiamo per qualcosa e trovo che ci sia davvero tanto potere in questa “resistenza”.

 

In “Weyward” capiamo il potere della sorellanza e dell’amicizia, proprio come se fossimo una congrega moderna. È uno dei messaggi che volevi veicolare attraverso questo romanzo?

Decisamente sì! Credo che sia molto importante, in quanto donne, mettere da parte le differenze e fare fronte comune. Quando lavoriamo insieme, possiamo raggiungere cambiamenti incredibili ed ispirarci a vicenda. Questo può iniziare anche ad un livello personale aiutando un’amica in difficoltà, parlando apertamente con la propria madre e nonna, imparando dalla loro esperienza di vita.

 

Ci sono molte parti difficili da affrontare durante la lettura. Alcune scene con Violet mi hanno davvero commossa. Qual è stata quella più difficile da scrivere?

Sì, è vero… Ho voluto attenermi il più possibile fedele alla verità di ciò che purtroppo alcune donne devono affrontare. Scrivere ciò che succede a Violet è stato molto difficile, anche se personalmente il vissuto di Kate è stato molto doloroso.

 

Kate è una grande lettrice, proprio come noi. Hai anche menzionato “Lolly Willowes”, che  tra l’altro è uno dei miei libri preferiti. Hai altri consigli di lettura?

Ci sono tantissimi libri che mi hanno ispirato nel scrivere “Weyward”. Ad esempio “L’altra Grace” di Margarett Atwood che amo tantissimo, “Burial Rites” di Hannah Kent e “Sacrificio” di Sarah Moss. Quest’ultimo mi ha molto colpita per il suo legame tra passato e presente e trovo che sia un romanzo davvero brillante.

 

Eccoci arrivate all’ultima domanda… “Weyward” è un libro dalle forti vibes cottage core: natura, animali e persone sono fortemente collegati gli uni agli altri. Questa connessione è importante anche per te?

Sì, assolutamente! Infatti il cottage di “Weyward” è ispirato a quello dei miei nonni in Australia. Ovviamente c’è un altro tipo di paesaggio, ma mia nonna ha tanta cura del giardino e ha il dono di riuscire a far crescere qualunque cosa. Io non sono così brava, ma adoro stare nella natura, anche solo facendo una passeggiata nel parco.



Ed eccoci qui!

Spero tanto che l'intervista vi abbia donato nuovi spunti di lettura ed interpretazione.

Ringrazio ancora di cuore Fazi Editore per questa meravigliosa opportunità!


Un abbraccio a tutt* voi!

Alessia

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